Vittoria Arena “Oltre il confine”

OLTRE IL CONFINE, la mostra personale di Vittoria Arena 

A cura di Alberto Moioli

 Dal 4 ottobre, lo studio Ivano Triolo di Bergamo avrà l’onore di ospitare la nuova mostra personale di Vittoria Arena, con la presentazione critica di Alberto Moioli, Direttore Editoriale dell’Enciclopedia d’Arte Italiana.

L’inaugurazione avrà luogo alle ore 18:30 e darà il via a un percorso espositivo che metterà in luce le opere più recenti e profonde dell’artista.

 

La mostra offrirà un’immersione nell’universo aniconico di Vittoria Arena, dove il colore, la forma e la materia sono gli elementi protagonisti di uno stile e un linguaggio particolarmente interessante.

La creatività di Vittoria Arena è veicolo di emozioni, riflessioni e introspezioni da vivere come esperienza intima e personale.  Attraverso le sue eleganti composizioni su tela e carta, Arena ha la capacità di guidare il pubblico verso una lettura profonda dell’opera, dove la psicologia del colore e dell’immagine gioca un ruolo determinante. L’Artista, forte di una una carriera ricca di premi e riconoscimenti, presenterà qui un’accurata selezione di dipinti, frutto di una ricerca espressiva raffinata e di una crescita artistica incessante.

Vittoria Arena, nota per la sua sensibilità, esplora l’animo umano attraverso l’astrazione, offrendoci una chiave di lettura che va oltre l’aspetto estetico, portandoci a riflettere su noi stessi. Come Kant e Hegel suggerivano, l’opera d’arte non si ferma alla superficie, ma ci invita a scavare più a fondo, alla ricerca dell’essenza nascosta. E così le opere di Vittoria Arena non solo svelano la sua anima, ma instaurano un dialogo silenzioso con lo spettatore, stimolando emozioni profonde e una riflessione interiore.

Questa mostra rappresenta un’occasione unica per conoscere da vicino il percorso artistico di Vittoria Arena, un viaggio tra colore, forma e materia che ci invita a esplorare il nostro cuore e la nostra mente.

Alberto Moioli 

 

Inaugurazione:   4 ottobre 2024, ore 18:30

Apertura: Dal 4 al 27 ottobre 2024 Per maggiori informazioni

 

IVANO TRIOLO STUDIO

Via San Tomaso, 98a – 24121 – Bergamo, Italy

+39 3338979032 – info@ivanotriolo.com  –  https://www.ivanotriolostudio.com

Biografia

Vittoria Arena è nata a Messina nel 1962 vive e lavora in provincia di Bergamo.
Fin dalla giovane età manifesta interesse per il disegno e la pittura.
Dopo gli studi si trasferisce a Milano, ed è da questa città che inizia il suo iter artistico con la frequenza di corsi specifici per affinare le tecniche pittoriche.
Dal 1985 partecipa a diverse manifestazioni e concorsi in estemporanee, oltre a mostre collettive e personali. Diverse sue opere sono state premiate in importanti concorsi artistici nazionali.
In lei l’amore per la pittura è sempre vivo. Questo sentimento la porta a sperimentare nuove tecniche e a creare nuove forme. Ammirando i suoi quadri facilmente si rimane coinvolti nel gioco di colori, dove la sua anima artistica esprime emozioni attraverso la spontaneità dell’immaginazione.

Dicono di lei:

 “Pittrice che si distingue dal panorama odierno di chi vuole apparire e meravigliare con soluzioni gratuite è già fatte in ogni direzione. Il suo esprimersi è di una purezza che maggiormente conquista quando si ha la fortuna di poterla conoscere. Fragile, pura, sincera e con un trasporto per quanto esegue pari a una fanciulla al primo amore. Figurativa, è all’apparenza astratta, delinea decisamente i contorni di ciò che raffigura ed emoziona nel rappresentare non superficialmente i suoi lavori.”
Domenico Masotti

La poesia è voce immediata nelle opere recenti di Vittoria Arena, se ne ode il fragore nel segno istintivo, se ne sente il pulsare nell’afflato emotivo che il colore rende sincero nel pulsare inebriante della visione.

Le sue ultime sono opere che ispirano l’animo alla dolcezza e al sentimento, che esprimono una realtà interiore fortemente emozionale, ricca di colori caldi, accesi, d’ardore sincero per la vita. Quelle utilizzate da Vittoria in queste ultime opere, sono cromie che bloccano lo sguardo dell’osservatore sull` infinito, creando una catarsi emotiva di sensazioni forti ed immediate. Sono opere che si nutrono di scambio fra materiale e immateriale ove l’uno esalta l’altro.

Quella di Vittoria Arena mi appare pittura moderna, attuale, ispirata dal profondo sentimento di esplorazione interiore che è proprio di questa talentuosa autrice. Ella esprime con queste sue opere una voce lirica e raggiante, non da sentire ma da respirare a pieni polmoni per ritrovarci un sogno che é speranza, ove materia è vita nel suo fluire fra realtà e mistero. Un tuffo sentito nel colore per condurci nel solco profondo del reale valore delle cose semplici come può essere un paesaggio, una veduta radiosa, che appaga lo spirito per renderci liberi, forse migliori di un attimo prima, certamente più autenticamente vivi grazie a quel soffio di speranza che viene dal cuore, forse forte di un attimo che io credo possa essere semplicemente uno slancio d’amore.

Franco Bulfarini

 

Accostarsi a un’opera di Vittoria Arena è un’esperienza sensibile e intima. Sensibile, lo è in senso fondativo, originario, perché i sensi tutti sono chiamati al contatto fisico con la pittura, che poche volte come qui ha potuto affermare la sua natura osmotica di materia, puro pigmento, intessuto alla tela. E il primo senso a destarsi è l’udito: la pittura di Arena si ascolta; o meglio, se ne sente il silenzio. Pittura di vento, prima che di forme. Vento che porta l’odore del paesaggio, il fumo, l’acre essenza della sua anima. Mentre le figure sono solo anima, polverizzata, carbonizzata, fissata sulla tela o sulla carta come ombre colorate, dopo l’ultima esplosione atomica. C’è Kiefer nell’inquieta presenza della Natura, ma qui tutto è riportato alla pagina esausta del muro, alla dimensione di lacerto che Burri ha segnato, ma con cui non ha mai inteso parlare di paesaggio. D’altronde è storia strana, in Occidente, quella del Paesaggio… storia violenta, spaventosa, se la pittura per quasi un millennio ha deciso risolutamente di non rappresentarlo, fino alla visione depurata, pacificata, e quasi astratta, di Ambrogio Lorenzetti. Ci sarebbe anche una certa idea di Morandi, per la forma liquida e quasi metafisica, che scansa qualsiasi aggettivazione cubista o di titolo cezanniano, se non fosse che Arena vira risolutamente verso l’apparizione, e non la contemplazione. Si supera anche l’attimo impressionista – perché comunque Monet, in quell’attimo, contemplava – di cui se qualcosa resta, sono solo le ombre colorate, quando – a stento – il colore riesce a sottrarsi per un istante al grande gorgo che lo risucchia sullo sfondo.  C’è un afflato panteistico… ma è rivolto al di là, dall’altra parte della tela. C’é, infine, il senso di sospensione dell’immagine di Rothko… ma è un’illusione: qui è solo sabbia e polvere, incrostate e sbattute dal vento sul finestrino. Eppure, quella di Vittoria Arena è una pittura felice, perché ci invita ad abbassarlo, quel finestrino; e sentire finalmente l’odore, il profumo, il vento, la pioggia e il sole, che emergono da una natura di nuovo originaria.

Marco Marinacci

 

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