Franco Venanti: il pittore dell’impegno intellettuale
Oggi, giorno del suo compleanno, desidero celebrare Franco Venanti non solo come pittore, ma come intellettuale e uomo di cultura che ha saputo incarnare l’arte come strumento di riflessione e impegno. La sua presenza nel panorama artistico contemporaneo è stata una testimonianza di come la pittura possa essere molto più di una rappresentazione visiva: essa diventa pensiero critico, osservazione sociale, confronto aperto e spesso scomodo con il mondo.
Ho avuto l’onore di incontrare Venanti alcuni anni fa, durante la presentazione di alcune mostre a cui ero stato invitato come critico d’arte. Il nostro dialogo non fu una semplice conversazione: ogni parola scambiata con lui era un invito alla riflessione, un’esperienza intellettualmente stimolante che apriva a nuove prospettive. Con il suo sguardo lucido e attento, Venanti dimostrava un impegno culturale che si rifletteva tanto nella sua arte quanto nelle sue parole. Ogni confronto con lui, anche il più breve, era un’occasione di crescita, di arricchimento reciproco.
Ricordo quei momenti con particolare emozione forse anche per il mio famoso amore per l’Umbria e Perugia.
La pittura di Venanti, con la sua intensa carica emotiva e il suo stile profondamente visionario, evocava l’approccio di artisti come Francis Bacon. Proprio come Bacon, anche Venanti sembrava usare la tela per svelare l’inquietudine e la vulnerabilità dell’animo umano, trasformando ogni opera in un luogo di confronto crudo e diretto con le complessità della realtà. Non cercava mai di addolcire i temi che trattava; al contrario, li affrontava con coraggio, utilizzando il linguaggio visivo per esplorare le ombre della società, le tensioni e i dilemmi morali che spesso restano in ombra.
Venanti era un uomo profondo, uno studioso instancabile che vedeva l’arte come un percorso di studio, osservazione e costante sperimentazione. Non c’era dettaglio, emozione o sfumatura della quotidianità che sfuggisse alla sua attenzione; ogni elemento del mondo circostante diventava per lui fonte di riflessione, di analisi, e, infine, di rappresentazione artistica. Quest’impegno intellettuale lo portava a essere una figura a volte scomoda, poiché non temeva di prendere posizione e di esprimere una critica che poteva risultare urticante per alcuni. Eppure, proprio questa sua sincerità e questa capacità di esporsi rendevano la sua arte così potente e significativa.
In questo senso, Venanti incarnava perfettamente l’idea di vita activa di Hannah Arendt: non era un artista chiuso nel proprio mondo, ma una mente vigile, presente, capace di interrogarsi costantemente sul proprio tempo. Come Arendt, anche Venanti considerava il ruolo dell’intellettuale come un ruolo attivo, un impegno civile e culturale che si manifesta attraverso l’arte e il pensiero critico. La sua pittura, così come il suo dialogo, rappresentava una partecipazione attiva al dibattito intellettuale e sociale del suo tempo, un confronto aperto e senza compromessi.
Celebrando oggi Franco Venanti, rendiamo omaggio non solo a un pittore straordinario, ma a un vero intellettuale del nostro tempo, il cui lascito ci invita ancora oggi a riflettere, a porci domande, a non distogliere mai lo sguardo dalle sfide del presente.
Buon compleanno Maestro.
Alberto Moioli
Nel suo sito trovate un’auto-presentazione (www.francovenanti.eu):
“Se mi permettete, vorrei tentare di presentare me stesso:
sono buono, cattivo, dolce, caustico, grottesco, sereno, oscuro, rivoluzionario, tollerante al fumo – ma non fumo -, non apolitico, odio gli arroganti, il colore nero, quello rosso, quello giallo; sono polemico con i preti, fascisti, comunisti, pacifisti, le marce della pace.
Mi affascinano gli anarchici, tantissimo le donne – ma è difficile conviverci -; non sono femminista, odio i maschilisti, gli apolitici, i vegetali, le pecore, il potere, i ricchissimi, i poveri… di spirito, i fannulloni, chi dorme troppo, gli indecisi, i troppo decisi, i figli di papà, le figlie di Maria, le lettere maiuscole, la tecnologia, i politici avidi, la tirannide, i ladri, i funzionari corrotti, i medici senza umanità, i barboni, i tromboni, le trombette, la violenza.
Amo l’arte, l’amore, la libertà, gli ubriaconi, i barboni buoni, i bimbi, gli animali, gli alberi, le erbe, i tramonti, la primavera e l’estate, i vecchi e i giovani, i libri, il telefono, la televisione, la radio, la luna, i prati, il sole, i ruscelli, il colore azzurro, il verde, la folla, gli amici, la luce le anticaglie, la notte, le stelle e l’universo.”
Franco Venanti
Franco Venanti sull’Enciclopedia d’Arte Italiana