Oggi, 5 settembre, se fosse ancora in vita il grande Freddy Mercury, compirebbe 75 anni. Un personaggio straordinario, di cui molto si è scritto e raccontato, un artista il cui talento non si limitava alla musica. Come spesso accade, la genialità creativa si accompagna a una profonda sensibilità verso ogni forma d’arte.
E’ un pensiero che esprimo perché mi ha molto colpito scoprire una fragilità nascosta tra le parole delle sue canzoni e la forte connessione con il mondo dell’arte,
Oggi con vero piacere e onore ne parlo su LA RAGIONE, quotidiano nazionale.
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Oltre la musica: la fragilità nascosta di Freddie Mercury
Nel giorno del suo 78° compleanno scopriamo la sua anima sensibile al mondo dell’arte
Il 5 settembre 1946, a Stone Town, vecchia capitale di Zanzibar, nasceva il celeberrimo Freddie Mercury. Oggi, se fosse ancora vivo, avrebbe 78 anni. Un personaggio straordinario, di cui molto si è scritto e raccontato, un artista il cui talento non si limitava alla musica.
Come spesso accade, la genialità creativa si accompagna a una profonda sensibilità verso ogni forma d’arte. Non è un caso, infatti, che le copertine degli album dei Queen siano state spesso ispirate dal mondo artistico. Per la copertina di Queen II, il fotografo inglese Mick Rock, noto per aver immortalato, negli anni ’70, icone del mondo della musica come David Bowie, Iggy Pop, Lou Reed e molti altri, si ispirò a una scena del film Shanghai Express con Marlene Dietrich. Per la copertina di Hot Space del 1982, l’ispirazione giunse dalla rivoluzione pop dell’arte di Andy Warhol. Il rapporto tra Mercury e Warhol potrebbe essere un aspetto interessante su cui indagare, poiché la stima e l’ammirazione reciproca erano ben note all’epoca.
Freddie Mercury era profondamente sensibile al mondo dell’arte in tutte le sue forme. La sua formazione presso l’Ealing Art College di Londra lo rese non solo un ottimo disegnatore, ma anche un appassionato di simbolismo e retorica. Non sorprende, quindi, che sia stato lui a ideare e realizzare il celebre Queen Crest, il logo dei Queen, apparso per la prima volta nell’album A Day at the Races del 1976, anche se era pronto già da tempo. Questo logo racchiudeva valori nobili legati al Regno Unito, come l’eleganza, l’amore per la patria e la regalità, elementi presenti sia nel nome della band che nel loro stemma. Mercury decise di includere i segni zodiacali dei membri dei Queen, come a voler elevare la band a una dimensione superiore, legata a rinascita e immortalità: Taylor e Deacon (Leone), Brian May (Cancro) e, attraverso le due fate bianche, il simbolo della Vergine, legato a lui stesso. Indubbiamente, aveva ragione: l’immortalità della sua musica è ancora oggi evidente e celebrata.
Tra i molti capolavori che i Queen ci hanno lasciato, il testo di Somebody to Love, contenuto proprio nell’album del 1976 che riporta in copertina il Queen Crest, mi ha sempre colpito. Una canzone che, a quasi cinquant’anni dalla sua uscita, rimane tra le più conosciute e rappresenta un’evidente richiesta d’amore. In questo brano, Freddie Mercury rivela una fragilità d’animo che raramente ci si aspetta da un personaggio di tale successo, ma che svela al pubblico più attento un aspetto profondamente umano. Questa intima rivelazione trascende l’immagine della star colma di soddisfazioni e felicità. “Ogni mattina mi alzo e mi sento morire un po’,” racconta nel testo. “Lavoro duro ogni giorno della mia vita, fino a spezzarmi le ossa. Alla fine, porto a casa la mia paga guadagnata duramente, tutto solo. Mi inginocchio e inizio a pregare finché le lacrime non mi sgorgano dagli occhi. Signore, qualcuno, qualcuno, chi può trovarmi qualcuno da amare?” E, come in una preghiera, conclude con un segno di speranza e fede: “Un giorno sarò libero, Signore!”.
Alberto Moioli
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