GLADYS, l’intima forza dell’anima
L’incontro con le opere di Gladys Sica è un momento particolarmente profondo perché equivale ad incontrare un mondo in cui la bellezza è parte integrante della ricerca interiore e la creatività, che sorge dalla sua anima sensibile, è l’elemento che caratterizza la multidisciplinarietà del suo linguaggio espressivo.
Scultura, pittura e scrittura sono per lei i mezzi attraverso i quali esprimere ciò che sente nel cuore e raccontare la profondità delle sue intuizioni.
Le origini argentine, i suoi molteplici viaggi e la permanenza in Italia hanno contribuito ad alimentare in lei il desiderio di approfondimento che si è sviluppato attraverso lo studio e la sperimentazione.
Ammirare le opere più recente di Gladys equivale ad entrare un una storia, un percorso articolato e indubbiamente affascinante perché in ogni riflessione creativa vi si trova un pensiero entro il quale è evidente il desiderio di confronto.
La profondità del pensiero dell’artista rientra nel campo della sperimentazione e della ricerca che mette in relazione il mondo terreno con quello spirituale, ambito in cui Gladys coglie spesso ispirazione per coniugare arte e pensiero con profondità ed estetica.
Diplomata Maestro d’arte, Accademia Nazionale di Belle Arti “M. Belgrano” e Laureata Prof. di Scultura e Storia dell’arte, Accademia Nazionale di Belli Arti “P. Pueyrredón” di Buenos Aires, dopo avere insegnato Arte a Chapadmálal e al “Liceo Modello” di Monte grande in Argentina, arriva in Italia nel 1989, anno che segna una svolta nella sua storia professionale perché da qui in poi le mostre collettive e personali non si fermeranno mai più.
I bronzi patinati ai quali lavora prima dell’arrivo in Italia, mostrano una sensibilità classica marcata e particolarmente interessante nella ricerca di una forma in cui, il volume e lo spazio, dialogano con particolare armonia e alla ricerca di qualcosa di sempre più raffinato e profondo. Per poter entrare meglio nel mondo di Gladys, infatti, è incredibilmente affascinante ripercorrere la sequenza della realizzazione delle sue opere dagli anni ‘80 ad oggi mettendo in relazione pittura e scultura. Con questo metodo appare evidente la ricerca costante e la volontà di non abbandonare completamente la figura, molto presente nelle prime opere, per accedere con cautela alla ricerca di un alfabeto espressivo che sia profondamente suo.
L’artista così dimostra che il suo continuo studio eleva la sua forma creativa, sia nello spazio che sulla tela da un punto di vista estetico e raffinando sempre più quella linea di derivazione segnica insegnata da Louis Trolle Hjelmslej [1]e ripresa da Sassure[2] nell’analisi della disciplina della semiotica[3], in cui mette in relazione il piano dell’espressione con quello squisitamente legato al pensiero. Ogni opera di Gladys è dunque un invito ad entrare in rapporto con lei attraverso le forme e gli spazi, immergendosi tra le campiture dei suoi quadri e lasciandosi trasportare dalle emozioni.
Anche il percorso svolto attraverso la pittura mostra e dimostra la ricerca e la crescita nel tempo di codici del linguaggio espressivo che oggi son diventati una sorta di suo marchio di fabbrica, i suoi colori e le forme che danzano nelle sue opere creando situazioni e raccontando storie, la rendono riconoscibile caratterizzandola dal punto di vista estetico e stilistico.
A fronte di tutto ciò, non può sorprendere che le riflessioni creative di oggi offrano una cifra stilistica raffinata in cui l’artista affronta argomenti come “Esplorazione sciamanica”, “Coesione animica” e “sguardo indiano”, per esempio.
Ad ogni opera un pensiero, ogni dipinto una storia legata alla ricerca spirituale, alla storia dell’arte e alla contemporaneità. Gladys ha dentro di sé una forza creatrice straordinaria che lei riesce a declinare in messaggi d’arte che riportano alla sua anima sensibile e inquieta e alla sua storia personale. Ogni opera è un vero e proprio tributo alla bellezza della vita ma è al tempo stesso anche un invito esplicito ad abbandonare la superficie dell’opera e la superficialità della vita quotidiana per indagare la profondità dell’anima e approdare in mondi lontani, come quelli esplorati nei viaggi in India.
L’India è un Paese che per chi, come Gladys, è sensibile alla ricerca interiore, entra nel cuore e nell’anima e ci rimane per sempre. Mettere in rapporto le opere dell’artista con l’esperienza spirituale e indiana, è un esercizio dialettico e intellettuale particolarmente affascinante e consigliato a tutti coloro i quali desiderano immergersi ancor più profondamente, in questa storia.
Il viaggio dal Sud America all’Europa, il rapporto tra la cultura argentina e quella italiana, la contaminazione spirituale indiana e la ricerca nella profondità dei linguaggi creativi offerti dalla scultura, pittura e letteratura sono, secondo me, l’essenza della ricerca interiore ed estetica di Gladys. Elementi che la rendono ancor più unica come donna e come artista, caratteristiche che la posizionano nel mondo dell’arte contemporanea internazionale come raffinata interprete di questo tempo.
La sua costante voglia di sperimentare e ricercare l’ha portata a realizzare una serie di opere particolarmente interessanti attraverso l’uso del cartone come supporto dei suoi dipinti, operazione estetica indubbiamente affascinante che ha preso avvio sin dagli anni ’80.
Sono moltissime le mostre alle quali ha partecipato e a lei dedicate in Italia e nel mondo, così come sono molto bene distribuite ovunque le sue opere, conservate in alcune delle più importanti istituzioni internazionali pubbliche e private, dal suo paese natale l’Argentina fino all’Italia (Collezione “Tondi d’arte” di Duilio Zanni e nella “Raccolta d’arte” di Giovanni Billari), passando da Francia, Svizzera e Spagna.
Infine, vorrei che sia ben chiaro che comprendere che il mondo che ruota attorno a Gladys sia un concentrato di energie positive che creano situazioni e intuizioni che l’artista riesce a far convergere nel mondo della creatività coniugando al meglio la multidisciplinarietà dei linguaggi che lei riesce a destreggiare al meglio, come dimostrano i moltissimi premi ricevuti nella sua carriera.
La scrittura e la poesia sono forse il culmine della sua capacità di esprimere ciò che ha dentro di sé, e forse è anche la dimostrazione ulteriore della completezza artistica ed espressiva che la caratterizza e rende tutto il suo percorso ancor più interessante. Ha collaborato inoltre con autorevoli riviste italiane d’arte e letteratura come “Controcorrente” e “Alla Bottega”.
L’unica domanda rimasta veramente in sospeso ora riguarda la prossima opera di Gladys, quale ambito indagherà? A quale linguaggio affiderà il suo pensiero?
Alberto Moioli
[1] Louis Trolle Hjelmslej – (1899 – 1965) è stato il fondatore del celebre Circolo Linguistico di Copenaghen negli anni ’30, fu un grande estimatore delle teorie semiotiche di Ferdinand de Saussure e contribuì in modo determinante nello sviluppo delle ricerche universitarie legate al cosiddetto strutturalismo e filosofia del linguaggio. Un linguista straordinario. .
[2] Ferdinand de Saussure 1857-1913 insieme a Charles Pierce fu protagonista della filosofia della semiotica
[3] Semiotica, scienza che studia i segni (dal termine greco antico σημεῖον semeion, che significa “segno”) nella filosofia del linguaggio, comprendente le tre branche pragmatica, semantica, sintattica