Monica Marioni alla Biennale del Cinema di Venezia. “Lasciamiandare”

Segnalo con piacere alla 78° edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica, Biennale di Venezia 2021, la presenza dell’opera di MONICA MARIONI, “Lasciamiandare“. Artista straordinaria già nota al grande pubblico per la forza espressiva di ogni sua opera e performance. Ho avuto modo personalmente di seguire alcuni passaggi della suo percorso creativo ed ho apprezzato la profondità del pensiero e l’analisi sempre intimistica di una realtà che appartiene alla sua anima inquieta e rispecchia molto spesso quella di ognuno di noi. Da “Fame”, alle “Umane paure” fino a “Lasciamiandare” dimostrano quanta superficialità c’è nel nostro panorama quotidiano in virtù forse della paura di andare a fondo, di rendersi conto che la vita non può essere solo superficialità ma anzi, come insegna l’esperienza di Monica Marioni, anche consapevolezza e responsabilità interiore. 

Alberto Moioli

LASCIAMIANDARE

un progetto di Monica Marioni a cura di Maria Savarese

Lasciamiandare è il nuovo progetto dell’artista Monica Marioni con cui in un approccio immersivo e totalizzante, ha scandagliato ciò che quotidianamente viene affrontato da chi vive una relazione tossica e disfunzionale innanzitutto con sé stesso e di conseguenza con l’altro da sé. Il titolo prende la forma dell’invocazione della vittima al suo carnefice, ripetuta ossessivamente talmente a lungo da risuonare alla fine come una parola sola.

A cura di Maria Savarese, questo lavoro, articolato nei diversi media utilizzati dall’artista, fotografia, video, disegno, esprime con molta tensione e drammaticità la lotta che l’individuo compie nell’attraversamento della sofferenza, da una totale inconsapevolezza ad una faticosa presa di coscienza della realtà e di sé.

“La preda”, racconta quanto il termine relazione vada inteso nella sua più larga accezione: interazione dell’individuo con la sua sfera personale e affettiva, con quella lavorativa, con quella ambientale. Tutti i luoghi scelti per lo svolgimento delle azioni performative, evidenziano, infatti, un tipo di rapporto distruttivo o sordo dell’uomo con l’ambiente circostante: sono paesaggi violentati, vessati dal suo egoistico passaggio, come nel recente caso degli incendi oristanesi in cui si muove la Marioni in questo estratto. Ecco quindi che il paesaggio non è sfondo di un’azione, ma è esso stesso parte integrante di essa e della relazione drammatica dell’uomo.
In ognuno di essi l’artista ha reso vivo e percepibile il dramma dell’individuo in quanto carnefice e
vittima al contempo dell’ambiente in cui si muove, trasformando il vincolo sacro tra uomo e natura, da vitale cordone ombelicale a corda che trattiene e soffoca, in un circolo vizioso di ruoli nel quale non è più univoco chi sia il predatore e chi la preda, avanzando faticosamente in uno scenario ormai annerito.

 

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