“L’Arte Digitale: verso un nuovo umanesimo nell’era virtuale”
Prendo spunto da una mostra celebrativa oggi esposta al Baltimore Museum of Art negli Stati Uniti in occasione del suo 110° anniversario della nascita, per una riflessione estetica che sta prendendo sempre più piede sull’incontro tra tecnologia e identità umana.
Un binomio dialettico e creativo che rivela nuove prospettive artistiche. Le opere di artisti in forte ascesa come LaToya Ruby Frazier (in esposizione fino al 23 marzo 2025), che esplorano la giustizia sociale e la memoria collettiva attraverso l’uso delle più moderne tecnologie digitali, non sono solo un modo per raccontare storie, ma è diventato un vero e proprio strumento di riflessione sul mondo contemporaneo. L’arte, dunque, in questo contesto, ci consente di confrontarci con le realtà spesso marginalizzate in un contesto digitale sempre più presente.
Un tema tanto sentito che in contemporanea anche il Whitney Museum di New York con l’esposizione “Refigured” (esposta fino al 3 Luglio 2025) ci costringere a rimettere mano alla nostra idea di rappresentazione del corpo umano nel mondo digitale. Al di là del valore estetico, queste opere ci costringono a mettere in discussione il nostro concetto di umanità. In un’epoca dove il confine tra reale e virtuale si fa sempre più sfumato, è importante riflettere su come queste nuove forme di espressione stiano ridefinendo ciò che siamo. Le opere esposte in questa mostra molto particolare riflettono sulle interazioni tra materialità digitale e fisica, un dialogo molto intenso che si sviluppa attraverso l’esposizione di opere che propongono una sorta di mondi alternativi per immaginare una nuova identità.
L’arte digitale, ora è sempre più chiaro, rappresenta una nuova frontiera linguistica. Quando gli artisti si avvalgono della tecnologia, non si limitano a creare nuove forme estetiche, ma espandono i confini stessi della creatività. Penso che, in questa nuova era, l’arte digitale stia permettendo una forma di “umanesimo digitale”, un’interpretazione della nostra condizione umana che non si scontra con la tecnologia, ma la abbraccia come un alleato nella comprensione di noi stessi e del nostro posto nel mondo. Mi piace credere che, in questo contesto, l’arte diventi uno strumento potente di riflessione su sfide esistenziali e sociali che riguardano la nostra contemporaneità.
Queste mostre, sono il segno che l’arte, pur evolvendosi nel digitale, conserva la sua capacità di interrogare il presente e stimolare un dialogo profondo. L’arte continua a essere uno specchio del nostro tempo, una lente attraverso cui guardare la realtà e provare a trovare anche risposte a domande che non sapevamo nemmeno di avere.
In un’epoca dove il confine tra reale e virtuale si fa ogni giorno più labile, l’arte emerge come linguaggio capace di attraversare le barriere fisiche e mentali, restituendoci una visione più profonda e sfaccettata dell’umanità. I nuovi artisti ci invitano a ripensare le nostre radici culturali, a esplorare il nostro essere in un mondo che cambia velocemente e, soprattutto, a non perdere di vista ciò che ci rende, prima di tutto, umani.
Alberto Moioli
In allegato un’opera creata dalla giovane artista italiana
Carla L. Mariani che ringrazio per avermi concesso di pubblicarla.