Dopo 25 anni si riapre la Porta Santa sotto gli occhi di Michelangelo e Bernini
Roma, culla dell’eterno, si risveglia in questi giorni al suono di una celebrazione che travalica i confini della cronaca per abbracciare quelli della storia e dello spirito. L’apertura della Porta Santa, evento solenne che segna l’avvio del Giubileo, non è soltanto un rito liturgico ma una metafora della condizione umana: un attraversamento, un oltrepassare la soglia, un invito al rinnovamento interiore.
Aperta per la prima volta nel giorno di Natale del 1499 da Papa Alessandro VI nella Basilica Vaticana, la Porta, densa di significati, si offre come simbolo tangibile e immutabile di un passaggio.
È il limite tra ciò che eravamo e ciò che possiamo essere, un confine che non ci chiude ma ci apre, che non separa ma accoglie. Come ogni opera d’arte, questa Porta è narrazione e visione: il bronzo cesellato racconta, meglio di mille parole, l’eterna lotta tra l’umano e il divino, tra la caduta e la redenzione.
Roma si rivela in tutta la sua magnificenza. Le sue pietre millenarie diventano cornice e cassa di risonanza di un messaggio che vibra nelle opere d’arte disseminate lungo il suo cammino giubilare. Da Michelangelo a Bernini, passando per Caravaggio, i grandi Maestri della storia dell’arte ci insegnano che la bellezza non è mai fine a sé stessa, ma ponte tra l’uomo e l’assoluto. Guardando il colonnato del Bernini, cornice ideale di o ciò che avviene in Piazza San Pietro sotto gli occhi del Pontefice ci fa rendere conto che è forse una metafora perfetta del grande abbraccio divino.
Eppure, ciò che rende il Giubileo un evento unico non è soltanto la bellezza che si tocca con gli occhi, ma quella che si sente nel cuore. È il richiamo a riflettere su cosa significhi davvero perdonare e perdonarsi, una lezione che non si apprende sui banchi di scuola ma attraversando quelle soglie simboliche che la vita ci mette davanti costantemente.
La Porta Santa si apre non solo sulle nostre speranze, ma anche sulle nostre responsabilità. Attraversarla non è un atto passivo, ma una scelta consapevole, una promessa. Roma ci consegna il suo messaggio eterno: rinnovatevi, e fatelo con bellezza.
A cura di Alberto Moioli