Luce dell’Anima. La Bellezza della Spiritualità nell’Arte di Luigi Salvatori”
(testo critico scritto per la monografia che ha accompagnato la mostra recente presso la Camera dei deputati, Vicolo Valdina, Roma) a cura di Alberto Moioli
Raccontare l’arte espressa da Luigi Salvatori significa immergersi in un universo in cui la bellezza e l’anima dell’artista dialogano attraverso linguaggi che abitano il regno delle emozioni. Luigi, nato a Palestrina, alle porte di Roma, avvolto sin dalla nascita dai capolavori della storia e dell’architettura, ha saputo trasformare la sua vita creativa in un percorso d’arte e pittura caratterizzato da uno stile unico e riconoscibile, una vera impronta nella storia dell’arte contemporanea, destinata a durare nel tempo.
Ogni sua opera è un dialogo silenzioso e delicato in cui il disegno, di cui è un vero Maestro, danza idealmente sulla tela con un senso cromatico particolarmente raffinato. I luoghi dello spirito che Luigi Salvatori esplora attraverso la pittura sono un’immersione nella sua profonda anima, la cui sensibilità emerge in tutta la sua forza espressiva in ogni pennellata.
L’artista ha fatto suo l’insegnamento del filosofo Socrate, “Nosce te ipsum”[1], applicandolo nella ricerca costante dentro sé stesso di una dimensione nuova e consapevole, espressa attraverso la bellezza della pittura. Luigi, nelle sue opere, ci invita ad andare oltre la superficie, oltre la superficialità, oltre l’aspetto estetico del dipinto, oltre il sensibile. Ci invita a immergerci nell’anima con i suoi colori, lasciandoci trasportare dalle emozioni che solo l’arte può donare. L’anima è la coscienza e l’arte di Luigi è un invito al confronto e a trovare la propria luce interiore.
“L’anima contiene non meno enigmi di quanti ne abbia l’universo con le sue galassie, di fronte al cui sublime aspetto soltanto uno spirito privo di fantasia può non riconoscere la propria insufficienza”, ci ricorderebbe oggi Carl Gustav Jung[2], sottolineando l’importanza della riflessione e la capacità dell’arte di porci davanti a essa attraverso molteplici prospettive e sempre nuove chiavi di lettura.
La poesia, la filosofia, la psicologia e la storia dell’arte sono solo alcune delle angolature che possiamo assumere per interpretare ciò che le opere di Luigi Salvatori ci suggeriscono.
Heinrich Wölfflin[3], storico dell’arte e docente all’Università di Basilea, mi aiuta spesso a “leggere” le opere d’arte di ogni tempo attraverso linee guida generali, alle quali però Luigi riesce quasi sempre a sfuggire. Wölfflin lo riconoscerebbe in uno stile lineare in cui ogni rappresentazione è ben delineata e concretamente espressa, nonostante il sapiente utilizzo della tecnica delle velature, utili per dare profondità e suggerire all’accorto osservatore dettagli determinanti per la lettura dell’opera [^8]. L’attenzione che ogni dipinto di Luigi richiede è un premio per chi dedica il giusto tempo all’analisi ed è un esercizio che consiglio a chiunque voglia assaporare nuove emozioni [^9].
Mentre osservo le opere di Salvatori, mi tornano in mente le parole del critico d’arte inglese Roger Fry[4] quando, riferendosi a Cézanne, affermò che “ci sono artisti che non cercano di imitare la forma, bensì di crearla; non cercano di imitare la vita, ma di creare un equivalente della vita”. Ecco, dunque, la “creazione” di Luigi Salvatori: la forma è sempre riconoscibile e di facile lettura, come ne “I volti dell’amore” e “I diritti negati”, ma l’artista va oltre, offrendoci sempre la possibilità di riflettere e confrontarci con noi stessi. Roger Fry intendeva l’arte come “libera creazione”, come espresse nel suo celebre saggio del 1912[5].
Queste nuove opere di Luigi Salvatori sono un autentico atto d’amore verso l’arte e la vita stessa; ciò che vi è dipinto è sempre un auspicio affinché il mondo torni a sperare un luogo migliore in cui vivere. L’artista ci indica una via d’uscita attraverso l’arte e attraverso la nostra anima, ma ci chiede di fermarci, osservare, riflettere e agire. Queste nuove opere ci parlano di guerra, di libertà negate, di pandemia, ma sempre con una prospettiva positiva; Luigi si affida poeticamente ai codici del linguaggio della pittura, un alfabeto che gli appartiene e lo identifica nel panorama internazionale dell’arte contemporanea [^12].
Le sue stesse parole descrivono la straordinaria opera “Siamo certi che tutto passerà! L’Angelo con le palme della Vittoria” del 2020 [^13]:
“Sotto la croce,
siamo bagnati dalle lacrime che scendono dal cielo blu della notte:
è la notte che piange;
bagnati dal sangue versato che gronda misto all’acqua.
Un piccolo barlume di luce rischiara le tenebre.”
“È la notte che piange” per Luigi, ma è il giorno che idealmente sta arrivando per portare luce e spazzare via in un colpo solo le paure e le incertezze, un “barlume di luce” che ci fa venire voglia di essere persone migliori [^14].
Il tempo dipinto da Luigi si dilata, racconta il presente attraverso il disegno, ci porta nel futuro indicandoci una via d’uscita, ma non disdegna la sua colta preparazione culturale, poggiando la sua espressività sugli insegnamenti che giungono da lontano, coinvolgendo i più grandi interpreti della storia dell’arte, da Michelangelo ai Macchiaioli, come ci ricorda l’ottima storica dell’arte Michela Ramadori[^15].
La metamorfosi nella ricerca estetica di Luigi Salvatori è tutta contenuta nella sua lunga storia, un percorso affascinante attraverso il quale si contano numerose mostre e riconoscimenti ricevuti, a fronte di una costante e straordinariamente coerente evoluzione pittorica che l’ha portato a una dimensione espressiva di grande rilievo [^16].
In conclusione, l’opera di Luigi Salvatori non solo arricchisce il panorama artistico contemporaneo, ma offre anche una profonda riflessione sull’anima e sulla bellezza che trascende i confini culturali e geografici. Auspico sinceramente che la straordinaria forza espressiva e la dimensione spirituale delle sue opere trovino un meritato riconoscimento internazionale. Mi auguro dunque che l’arte di Salvatori possa ispirare e toccare i cuori di persone in tutto il mondo, contribuendo ad alimentare un dialogo universale sulla bellezza, la spiritualità e l’essenza umana. Solo attraverso una visione condivisa e una valorizzazione globale delle sue creazioni, l’arte di Salvatori potrà esprimere tutto il suo pieno potenziale.
[1] “Nosce te ipsum” è un’antica massima greca attribuita a Socrate, che significa “conosci te stesso”. Salvatori adotta questo principio come guida per una ricerca interiore continua, espressa attraverso l’arte.
[2] Citazione di Carl Gustav Jung, psicologo e psichiatra svizzero, noto per la sua teoria della psiche collettiva e l’importanza dell’inconscio nell’esperienza umana
[3] Heinrich Wölfflin è stato uno storico dell’arte svizzero, noto per il suo approccio sistematico allo studio delle opere d’arte, distinguendo tra diverse “categorie visive” per classificare e comprendere meglio gli stili artistici
[4] Roger Fry, critico d’arte inglese, ha sostenuto che alcuni artisti non si limitano a riprodurre la realtà, ma cercano di creare qualcosa di nuovo e significativo attraverso l’arte. Fry è noto per aver introdotto il termine “formalismo” in relazione alla critica d’arte.
[5] Il saggio di Roger Fry del 1912 esplora l’idea dell’arte come una forma di espressione libera e creativa, indipendente dalla mera riproduzione della natura.
Luce dell’Anima. La Bellezza della Spiritualità nell’Arte di Luigi Salvatori”
A cura di Alberto Moioli