Bellezza al potere – il mio intervento

La Bellezza al potere

Questa riflessione nasce dalla preparazione del mio intervento per la conferenza “Bellezza al potere,” tenutasi il 19 ottobre 2024 presso la Casa Museo Emilio Tadini di Milano. Insieme a me, hanno partecipato relatori di grande spessore come Medina Scalise, responsabile dell’Archivio Tadini, gli architetti Maurizio De Caro e Marco A. Vignati, l’esperto di design Alberto Rognoni e Giuseppe Bellissimo, segretario dell’Associazione Epistocrazia. Questo incontro è stato un’occasione per interrogarsi profondamente su come la bellezza possa realmente incidere sulle dinamiche del potere e sul nostro modo di vivere.

Che cos’è la bellezza per voi? È solo qualcosa da ammirare, o può davvero trasformare il nostro modo di vivere e di governare?

Questa domanda ci invita a riflettere sul potenziale rivoluzionario della bellezza, non solo come esperienza estetica, ma come fondamento etico e morale per una società più giusta.

Partendo dal titolo del mio intervento, “Bellezza al potere”, mi sono trovato a esplorare una serie di pensieri profondi legati all’arte e alla sua capacità di portarci oltre, di trascendere il visibile e il sensibile. In questa ricerca, non posso fare a meno di tornare agli insegnamenti di Kant e Hegel, che ci hanno mostrato la via per andare oltre la superficie, oltre la tela, fino a una comprensione più alta e complessa della bellezza, che include la morale e l’etica.

L’arte ha sempre offerto molteplici chiavi di lettura. Pensiamo, ad esempio, alle opere di Emilio Tadini, che possono essere interpretate attraverso la poesia, la filosofia, la musica, o persino la psicologia. In questo, sono emblematiche le riflessioni di Massimo Recalcati su Claudio Parmiggiani, un altro gigante dell’arte contemporanea. La sua opera, “Le delocazioni,” è per me una delle più toccanti nel panorama artistico attuale. Parmiggiani ha scritto:

Non c’è più spazio per nessun quadro e l’unica esperienza possibile è quella del vuoto, una fiamma accesa dentro di noi per illuminare questo vuoto infinito che solo ci rende vivi.”

Questa citazione ci mostra come l’arte possa spingersi oltre i confini del materiale per toccare corde intime e universali.

Ma dove voglio arrivare con tutto questo? L’arte e la bellezza non sono solo estetiche, ma possono essere anche etiche e morali. Pensiamo alla bellezza come fondamento del buon governo.

Un esempio magistrale lo troviamo nell’affresco di Ambrogio Lorenzetti, “Allegoria del Buon e del Cattivo Governo”, realizzato tra il 1338 e il 1339 nel Palazzo Pubblico di Siena. Non si tratta semplicemente di un’opera d’arte, ma di un vero e proprio manifesto politico. Lorenzetti è uno dei primi artisti a esplorare temi civili e politici invece di quelli religiosi o mitologici, dimostrandoci come la bellezza possa essere una guida per governare in modo giusto e armonioso. L’affresco ci parla di una società governata dalla giustizia, dove il bene comune è strettamente legato alla bellezza e all’armonia. In questo senso, l’arte diventa un sapere che rivela, uno strumento di conoscenza e di epistocrazia, dove il sapere è la base del potere.

Tuttavia, Lorenzetti ci avverte anche con la sua rappresentazione del Cattivo Governo. Questo affresco diventa un monito universale: quando ci allontaniamo dalla bellezza e dalla giustizia, la società cade nel disordine e nella corruzione. La bellezza, allora, non è solo un piacere estetico per pochi eletti, ma un valore essenziale che deve guidare ogni aspetto della vita pubblica. L’arte, autentica e profonda, non è mai passiva. È una ribellione contro l’ingiustizia, una fiamma che ci illumina la via e ci spinge a sognare un mondo migliore, più giusto, più umano.

Oggi viviamo in un’epoca dominata dalla tecnologia, dove tutto sembra poter essere misurato e automatizzato. Ma la bellezza, quella vera, non può essere ridotta a un algoritmo. Lorenzetti, con il suo affresco, ci ricorda che la bellezza è intrinsecamente umana, una capacità unica di emozionarci, di vedere l’armonia nascosta nel caos, di percepire ciò che va oltre il tangibile. Nella società tecnologica di oggi, la bellezza diventa un antidoto alla disumanizzazione, un richiamo costante alla nostra essenza più profonda.

infine, l’opera di Lorenzetti ci insegna che la bellezza non è un lusso, ma una responsabilità.

Governare con la bellezza significa mettere al centro della nostra vita pubblica il bene comune, costruendo una società più giusta, armoniosa e umana. Non si tratta solo di un’estetica superficiale, ma di una forza etica che può guidare le nostre azioni. Come ci dimostra l’arte, la bellezza non è mai separata dalla giustizia e dal bene comune. Al contrario, ne è il motore.

E allora, che cos’è la bellezza per voi? Forse, dopo questo viaggio, la vedrete sotto una nuova luce: non solo come qualcosa da contemplare, ma come una forza potente e trasformativa, capace di cambiare il mondo.

Alberto Moioli

 

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