LABIRINTI E COMPOSIZIONI DELL’ANIMA
mostra di Maurizio Brambilla
16 – 28 novembre 2019
Inaugurazione: Sabato 16 novembre, ore 17.30
GALLERIA ARIANNA SARTORI
46100 Mantova – Via Cappello 17
L’immersione nelle opere di Maurizio Brambilla è sempre un’esperienza particolarmente accattivante dove ritrovare, attraverso il rigoroso equilibrio spaziale e l’armonia cromatica, quelle sensibilità e caratteristiche che si rispecchiano nell’autore stesso.
I rimandi alla plasticità del realismo magico e alle suggestioni surreali che ci consentono di osservare una realtà nuova, come fossimo proiettati in un’altra dimensione, appartengono a quella dotta riflessione tipica della ricerca espressiva dell’artista, consapevole delle proprie peculiarità.
In realtà quello che dobbiamo innanzitutto apprezzare è il valore del suo percorso creativo attraverso il quale risulta evidente osservare una costante applicazione nello studio del mondo dell’arte, nella ricerca all’interno di se stesso e nella sperimentazione.
Questa nuova straordinaria pagina della sua lunga e interessante storia espressiva appartiene a parer mio, all’apice della sua espressività, una cifra stilistica che lo contraddistingue nel segno pittorico e nell’uso coerente della simbologia.
Nel segno della continuità infatti appaiono ancora i simboli che hanno caratterizzato i precedenti lavori, come l’uovo, simbolo di perfezione e di creazione, ma anche di nuova vita e dunque di resurrezione, come ci insegnano Piero della Francesca[1] e Francesco Melzi[2].
Nel segno della sperimentazione e nella crescita stilistica, in termini di raffinatezza, il nuovo corso di Maurizio Brambilla affronta una consistente perdita della varietà coloristica, le opere nuove sono infatti quasi monocromatiche e giocano ancor più su un aspetto introspettivo e poetico, passaggio espressivo che ho apprezzato particolarmente.
Nello sguardo che rivolgiamo alle opere di Maurzio Brambilla esiste sempre un gioco, del quale ci ha insegnato Cartesio[3], ossia che l’immagine che noi abbiamo della realtà non sempre coincide con la realtà stessa, ecco dunque che nell’osservare i labirinti dipinti dall’artista si ha sempre l’impressione di essere sospesi tra reale e irreale, nel tempo e nello spazio.
Come nelle opere di Giorgio Morandi[4], che Brambilla ha studiato molto, la sua poetica è senza dubbio stata assorbita in profondità dall’anima sensibile dell’artista, le nuove opere mostrano una campitura cromatica più terrosa, tenue e delicata, elementi che tracciano senza alcun dubbio, una nuova atmosfera tipica dell’espressione metafisica e della straordinaria tradizione espressiva lombarda, fino ad arrivare alla poetica di Luigi Ghirri[5].
Tutto ciò è inserito nella rappresentazione dei celebri labirinti di Brambilla, elementi che vanno letti attraverso il suo intrigante significato simbolico, metafora se vogliamo, della vita stessa e alla ricerca di vie d’uscita e di superamento di ostacoli volti ad una costante crescita personale e intima, un confronto con noi stessi che poi è ancora una volta il riflesso della ricerca interiore dell’artista.
I nuovi labirinti onirici di Brambilla appartengono ad un mondo lontano, la rievocazione del Mito e della storia del Tempio di Cnosso[6], a Creta, nel II sec aC., rappresentano dunque la ricerca dell’uomo che insegue la conoscenza, una ricerca che è inevitabilmente il riflesso dell’esperienza espressiva in continua mutazione dell’artista.
Dopo tutto è pur vero che se l’artista si adagiasse sulle precedenti ricerche il suo percorso creativo terminerebbe e perderebbe di energia vitale e forza creativa.
Maurizio Brambilla concede dunque al suo lungo percorso espressivo una vera e propria raffinata svolta stilistica, senza tradire in nessun modo il suo passato ma offrendo anzi una nuova via, un nuovo inizio, proprio come nel significato più profondo dell’Uovo di Piero della Francesca.
Alberto Moioli
[1] Piero della Francesca (1416-1492) – L’opera alla quale faccio riferimento è ovviamente la Pala di Montefeltro custodita dalla Pinacoteca di Brera (1472) tempera e olio su tavola
[2] Francesco Melzi (1491-1570) – L’opera alla quale faccio riferimento è “Leda, il cigno e le uova (1505-1507)” pittore definito leonardesco
[3] Cartesio (1596-1650), filosofo e matematico francese ritenuto il padre fondatore della matematica e della filosofia moderna
[4] Giorgio Morandi (1820-1964) – Straordinario pittore e incisore italiano, ha scritto alcune delle più belle pagine d’arte moderna e contemporanea
[5] Luigi Ghirri (1943-1992) – Uno dei più autorevoli fotografi italiani, l’uso della luce e i suoi paesaggi della Pianura Padana sono diventati autentiche icone contemporanee in cui la poesia esplode in tutta la sua forza
[6] Tempio di Cnosso – E’ considerato il più importante sito archeologico di Creta nell’età del bronzo, fu centro nevralgico di splendore e al centro della celebre leggenda legata al Minotauro